Patrizia Toia capodelegazione Pd in Europa: omofobia al potere?

05/08/2014

toia

Una doccia fredda: è stato questo l’effetto sulla comunità lgbti italiana dell’elezione di Patrizia Toia  a capodelegazione dei Democratici nel Parlamento europeo. Nel posto che fu di David Sassoli finisce quindi un’altra deputata che, proprio come Sassoli, contribuì ad affossare la risoluzione Estrela sull’interruzione di gravidanza.  Toia è stata preferita   ad Antonio Panzeri, l’altro democratico ad avere presentato la sua candidatura. Toia ha ricevuto 19 voti contro gli 11 di Panzeri. Tra i diciannove anche Daniele Viotti, Elly Schlein e Cecile Kyenge, cioè gli eurodeputati che la nostra campagna aveva messo in cima alla classifica degli onorevoli lgbti friendly. Perciò Flavio Romani, presidente di Arcigay, ha parlato di questa elezione come di una “sorpresa”. Brutta, naturalmente. “Senza nulla togliere all’esperienza e alle competenze dell’onorevole Toia – argomenta Romani – balza all’occhio la nomina in un ruolo rappresentativo di un’esponente che dalla sua delegazione, durante la votazione della Relazione Estrela sul diritto delle donne all’interruzione di gravidanza, si smarcò clamorosamente, autodefinendosi minoranza. Un problema che ricorre nel Pd, visto che in quella stessa votazione l’allora capodelegazione David Sassoli fece esattamente la stessa cosa. Non saremo certo noi a chiedere il silenziatore per le minoranze – prosegue Romani -, tuttavia quelle posizioni, che espressamente si chiamano fuori dal paradigma di battaglie del PSE e che altrettanto chiaramente corrispondono e compiacciono all’invasione di campo del Vaticano in politica, si fa  fatica a comprendere come facciano a diventare poi rappresentative della più numerosa delegazione all’interno del gruppo Pse. La domanda, allora, è duplice: quanto l’onorevole Toia è davvero rappresentativa del gruppo dei democratici che oggi siede in Parlamento? E di conseguenza: le posizioni che Toia esprime sono da considerarsi da oggi “maggioritarie” all’interno della delegazione dei democratici, al punto da poter condizionare la sintesi politica su temi quali l’interruzione di gravidanza o le unioni tra persone dello stesso sesso? Nell’attesa che qualcuno del gruppo di europarlamentari europei ci chiarisca queste perplessità, non possiamo che affidarci all’auspicio che nei fatti la delegazione italiana sappia chiarire la sua identità politica, dando quanto prima dimostrazione di un impegno serio, laico e fattivo nelle importanti battaglie di civiltà che l’Europa, e l’Italia di conseguenza, devono urgentemente affrontare”.

Travolto dai messaggi di protesta degli elettori, Daniele Viotti ha tentato un’autodifesa su Facebook: “Sto ricevendo moltissimi messaggi in cui mi si chiede di spiegare il perché del voto mio, di Elly Schlein, di Renata Briano e di Elena Gentilea supporto di Patrizia Toia a capo-delegazione del PD al Parlamento Europeo”, scrive l’eurodeputato. “Credo – prosegue – sia necessario un chiarimento riguardo il ruolo del capodelegazione al Parlamento Europeo: il nostro partito ha già un capo politico a Bruxelles, il suo nome è Gianni Pittella e, qualche settimana fa, è stato eletto a larghissima maggioranza capogruppo PSE, guidando così 191 deputati da 28 paesi diversi. Patrizia Toia avrà un ruolo diverso, di coordinamento nell’organizzazione interna della nostra delegazione. Non si è trattato di un congresso né tantomeno di una scelta ad alto contenuto politico: Patrizia Toia e Antonio Panzeri sono entrambi ottimi deputati, hanno grande esperienza e conoscono bene il Parlamento Europeo. Tuttavia Toia ha proposto fin dall’inizio un percorso unitario, non condiviso da una componente del PD, sostenuto anche da campioni di laicità come Sergio Cofferati, Mercedes Bresso, Cecile Kyenge e Alessandra Moretti. La linea politica della delegazione è decisa in riunione e in accordo con il gruppo S&D: non c’è bisogno che ripeta qui quali sono le posizioni di Pittella e dei colleghi francesi o spagnoli riguardo i temi a me cari della laicità e dei diritti civili. Abbiamo dato il nostro voto a una persona con cui non siamo d’accordo su praticamente nulla: questo non ci porta ad aver cambiato idea sulle nostre istanze. Abbiamo dato il nostro voto alla persona più adatta a svolgere un ruolo di tipo – se vogliamo – funzionale. La battaglia politica rimane. Infine eviterei di trasferire sulla delegazione al Parlamento Europeo i temi e le battaglie che portiamo avanti in altre sedi o nel Partito”. Insomma Toia sarebbe stata eletta in una carica “non politica”, dice Viotti. E sarebbe necessario capire a questo punto se anche l’onorevole Toia la pensi così. Entusiasta, addirittura, Cecile Kyenge: ” Patrizia – scrive l’onorevole sul suo profilo Facebook – oltre ad essere un’amica, è persona competente, esperta e appassionata. Il mix giusto per guidare la delegazione più numerosa del Parlamento Europeo, la nostra, così carica quindi di responsabilità. Grazie Patrizia della generosa disponibilità ad assumerti questo delicato impegno”.

 

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